Riserva Regionale

Uno dei migliori esempi di duna con vegetazione a ginepro con alcuni esemplari arborei tra i più belli d 'Italia
Prof. G. Lorenzoni (1971) - Foto Cosimo Buccolieri
Essa comprende tre aree relativamente omogenee.
La Penisola "La Strea" e il piccolo arcipelago di isolotti che fronteggiano l'abitato, composto dall'Isola Grande e dagli isolotti, Mojuso, Malva e Chianca, sono caratterizzati da un ambiente fortemente salmastro con ampi salicornieti e scogliere a critmo-staticeto, “locus” classico dello statice pugliese (Limonium japigicum) e perciò habitat prioritario tutelato dalle norme comunitarie. Ma anche da endemismi puntiformi come la misteriosa Iris revoluta Colasante dell'isolotto Mojuso e il ranuncolo di Baudot alla Strea, incluso nella Lista Rossa regionale. La scarsa accessibilità rende questa parte del parco area di pascolo per numerose specie di limicoli ed aironi, mentre le spiaggette esterne ospitano la nidificazione della sterna e lasciano ben sperare per quella del raro gabbiano corso (Larus audouinii).
La parte più occidentale dell'area protetta conserva ancora, nonostante la presenza di ampie aree urbanizzate, la sequenza tipica dei litorali sabbiosi con la fascia dunare a ginepro coccolone e col più raro fenicio, le bassure retrodunari con giunchi e salicornieti, i relitti delle antiche Paludi del Conte, Feda e Felicchie, col sistema dei bacini e canali in funzione di rete ecologica e serbatoio di naturalità caratterizzata da piante rare quali l'Ipomoea sagittata e l'orchidea palustre (Orchis palustris) o insolite come il cardo mariano (Silybum marianum), uccelli come il martin pescatore (Alcedo atthis), il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), l'usignolo di fiume (Cettia cetti), il beccamoschino (Cisticola juncidis) ed il falco di palude (Circus aeruginosus), oltre che la testuggine palustre (Emys orbicularis) e una gran varietà di libellule.

Fra le emergenze storico-culturali interne o contermini al parco, rilevanti i siti protostorici e classici della Strea, di Scala di Furnu e Punta Prosciutto, le cinquecentesche torri Chianca, Lapillo, Castiglione (diruta), le masserie e gli “iazzi” memori di antiche transumanze e colture ormai scomparse, le opere della bonifica ed in particolare l'Idrovora di Punta Prosciutto, testimoni di un’epopea recente eppure dimenticata, che ha modellato il paesaggio e la natura dando alla riserva il suo aspetto attuale.